La natura del bonum fidei nella giurisprudenza rotale
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Nel corso degli anni la giurisprudenza rotale ha elaborato due diversi
concetti che appartengo all’unità come proprietà matrimoniale. E così la
giurisprudenza rotale tradizionale conferma l’equiparazione tra l’unità del
vincolo matrimoniale e il bonum fidei, mentre la giurisprudenza rotale
recente ritiene che non si può trattare di questi due componenti come
uno, bensì sono le due realtà diverse. Il momento decisivo nella distinzione
fu la sentenza rotale coram De Jorio del 30 ottobre 1963, come la prima
sentenza con la quale il capo di nullità fu proprio l’esclusione del bonum
fidei seu fidelitas. La rinuncia del concetto tradizionale cioè l’equiparazione
tra l’unità del matrimonio e il bonum fidei ha confermato non soltanto
l’intenzione poligamica o il fatto di trasferire del diritto ad una persona
terza, ma ha specificato la precisa descrizione, cioè se nell’atto del consenso
viene negato il diritto esclusivo ai rapporti intimi ma anche se viene rigettato
l’obbligo della fedeltà matrimoniale. Di conseguenza è stato abbandonato
lo schema che tratta bonum fidei seu unitas per cambiarlo con il termine
bonum fidei seu fidelitas.